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"Through Other Eyes" Intervista all'artista Sofia Fresia

Francesca Calzà 


Scopri i talenti di T.O.E. Art Market attraverso una serie di interviste esclusive con gli artisti presenti sulla nostra piattaforma. 

Esploriamo insieme le pratiche e le ricerche artistiche portate avanti dagli autori che arricchiscono la nostra comunità con le loro opere uniche. Ogni settimana, vi invitiamo a conoscere meglio le sfide, i linguaggi, i temi e le storie che si celano dietro i loro lavori per entrare a contatto con le menti creative che fanno di T.O.E. Art Market una vetrina vivace e dinamica. 


Siamo qui in compagnia di Sofia Fresia. Iniziamo subito con qualche domanda per conoscerla meglio!


Francesca Calzà - Puoi raccontarci un po’ del tuo percorso artistico? Come ti sei avvicinata all’arte?


Sofia Fresia - Fin da piccola i miei genitori mi hanno abituata a frequentare musei ed esposizioni d'arte, ma per la mia famiglia l'arte è sempre stata appannaggio del tempo libero. Ciononostante, durante gli anni della scuola mi hanno sostenuta nella pratica di diverse discipline artistiche: dal teatro, alla pittura alla musica. Visitare la mostra “Gli impressionisti e la neve” (Torino, 2005) mi ha avvicinata alle arti visive, tuttavia non ho potuto frequentare il liceo artistico e ho deciso di continuare da autodidatta, finché la pittura non si è rivelata cruciale nell’affrontare un lungo ricovero ospedaliero. Dipingere ha riacceso in me una scintilla e mi ha fatto capire che esistono modi di comunicare anche al di là della parola, modi che in quel momento mi sembravano inutili perché nessuno sembrava disposto a prendermi sul serio. Così, dopo la laurea in Infermieristica, ho deciso di iscrivermi all’Accademia Albertina di Torino, con la convinzione che, attraverso i miei lavori, la pittura potesse essere di grande aiuto anche per altri.

Sofia Fresia, "La vertigine della possibilità", olio su tela, 2024, cm 146x76x4
Sofia Fresia, "La vertigine della possibilità", olio su tela, 2024, 146x76x4 cm

Francesca Calzà - Quali sono stati gli incontri, i riferimenti culturali o i momenti che hanno avuto un forte impatto nello sviluppo della tua ricerca?


Sofia Fresia - Ho sempre amato la pittura figurativa e in Accademia non ho voluto rinnegare questa mia passione, bensì ho cercato di raggiungere una sintesi tra estetica tradizionale e tematiche del contemporaneo. I miei modelli stilistici di riferimento rimangono la pittura surrealista di René Magritte e la metafisica di Giorgio de Chirico, a cui si affiancano altri maestri contemporanei come Edward Hopper, David Hockney e Anselm Kiefer, che indagano nelle loro opere la nostra epoca i suoi stili di vita; o ancora Lorraine Shemesh, Cameron Rudd, Leah Giberson, e Andrew Bennett che nei loro  lavori implementano continui riferimenti visuali alle piscine, all’acqua, e interpretano le istanze surrealista in chiave contemporanea. 

Sofia Fresia, "Baite con vista", olio su tela, 2024 cm, 70x50x2
Sofia Fresia, "Baite con vista", olio su tela, 2024, 70x50x2 cm

Francesca Calzà -  Esistono delle costanti nel tuo lavoro? Cosa ti spinge a indagare questi argomenti?


Sofia Fresia - Sì, esistono delle tematiche e degli elementi ricorrenti. La mia pratica nasce dalla volontà di osservazione e rielaborazione critica della contemporaneità, soprattutto delle nuove difficoltà e responsabilità che comporta essere giovani cittadini oggi all’interno della cosiddetta “società del benessere”. Nei miei lavori più recenti amalgamo spunti visuali derivati dalla mia esperienza di nuotatrice agonista ed escursionista con lo scopo di far emergere da un lato il sentire del singolo individuo, parte di questa “società della performance”, e dall’altro di accrescere un senso di consapevolezza rispetto all'emergenza ambientale, che riguarda l’intera collettività. Tratto queste tematiche perché le sento particolarmente vicine alla mia esperienza personale e a quella dei miei coetanei. Credo che una maggiore sensibilità verso i giovani possa incidere positivamente sulla società nel suo insieme.


Francesca Calzà - Come influiscono le tue radici culturali e le tue esperienze personali sulla tua pratica artistica? Puoi fornirci qualche esempio?


Sofia Fresia - La mia arte è intrinsecamente legata al mio vissuto personale, non a caso, spesso rappresento me stessa nei quadri. Sono partita dalla volontà di creare un linguaggio visivo personale riunendo quegli elementi che più mi caratterizzano e che sono rimasti costanti nel tempo: il nuoto e la montagna. Infatti, la serie “Pools” si compone di opere in cui riunisco riferimenti al mio vissuto di nuotatrice ed escursionista all’interno di dipinti che vorrebbero fornire una chiave di lettura soggettiva di una situazione o di un problema suggeritomi dal vivere la contemporaneità; soprattutto rispetto ai temi della crescita personale e della crisi climatica.  

Volendo posso prendere come esempio una delle ultime opere, “Un giro di giostra” (2024), un trittico in cui ho cercato di dare corpo a sensazioni altalenanti che si provano quando ci si avvicina ai grandi cambiamenti o alle grandi decisioni: sono tele dai toni cupi e, al tempo stesso, caratterizzate da un’impostazione giocosa, che racchiude in sé la gamma di emozioni che accompagna le scelte più importanti della vita. 

Sofia Fresia, "Un giro di giostra", olio su tela, 2024, cm 140x240x2
Sofia Fresia, "Un giro di giostra", olio su tela, 2024, 140x240x2 cm

Francesca Calzà - Puoi condividere con noi qualche particolare del tuo processo creativo?


Sofia Fresia - Il processo creativo parte da un input esterno o interno che fa scattare la mia voglia di comprendere, di saperne di più, di confrontarmi: inizio quindi a riflettere e al momento giusto trovo un primo elemento visivo intorno al quale costruire l’intera composizione. Quest’elemento solitamente proviene dall’archivio in cui raccolgo tutto ciò che mi colpisce per le ragioni più disparate: fotografie di luoghi, panorami, dettagli o persone; annotazioni di frasi o parole; disegni veloci sullo sketchbook, riflessioni personali. Ovviamente data la mia passione per il nuoto e la montagna, gran parte dei richiami che utilizzo ruotano attorno a questi due ambiti. Quando l’unione tra elementi visivi e intento dell’opera mi sembra soddisfacente, sia dal punto di vista estetico che di significato, inizio a lavorare alla nuova tela. 


Francesca Calzà - Come nasce un’opera, parti sempre da un’idea predefinita?


Sofia Fresia - Generalmente la fase più lunga e delicata, che può richiedere talora settimane, è quella dell’ideazione del bozzetto che modifico e adatto finché non sento di aver raggiunto il risultato voluto in termini di composizione, palette cromatica e concept. Una volta soddisfatta del bozzetto procedo quindi sulla tela e, salvo casi eccezionali, resto piuttosto fedele all’idea iniziale. Ricordo però un caso particolare, un dipinto dell’ultimo anno d’Accademia che realizzai durante il lockdown. Il bozzetto era stato approvato dal docente mesi prima, ma di fronte alla tela bianca in quella situazione così atipica e drammatica dei primi mesi di pandemia sentivo che non sarei stata in grado di proseguire con la concezione originale dell’opera, per cui scelsi di modificare drasticamente la tela in itinere per renderla conforme al mio sentire che, in quel momento, catalizzava qualsiasi altro pensiero.



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